La parte degli Stati Uniti in cui mi sento a casa, il Sud, è tradizionalmente conosciuta per la sua apertura, gentilezza e solidarietà verso lo straniero di passaggio.
La gente del Sud si vanta, a torto o a ragione, per la sua ‘ospitalità del sud’. Che l’ospitalità sia importante, lo posso testimoniare, io che sono straniera in Italia. Ma la cosa diventa una vera scommessa quando si tratta di un’ospitalità offerta in modo continuato allo straniero che rimane oppure alla gente ‘normale’ con cui entriamo in contatto quotidianamente, nella nostra città e qualche volta addirittura nel nostro palazzo. Ma è questo il tipo di tenace ospitalità che ho incontrato e osservato al Lombardini e che, sopra ogni altra cosa, mi ha impressionato e quasi sconcertata.
Non è strano che questa sia stata la mia prima e più forte impressione. Dopo tutto io ero una ‘nuova’, confusa e disorientata, avevo voglia di essere ben accolta. Ciò che è sorprendente è che, dopo un po’ di mesi, l’impressione più forte che continuo ad avere di questo gruppo è ancora l’ospitalità. L’ospitalità, al Lombardini, non è solo una questione di cortesia, ma di impegno. Un luogo dove la mia idea di ospitalità si è rafforzata e arricchita.
Nell’andare avanti quotidiano alla comune, questa ospitalità si percepisce in modo evidente, perché chiunque si affaccia alla porta del IV piano viene accolto in modo caloroso, si tratti di vecchi amici, di rifugiati, di allievi della scuola o stranieri. Ma anche nelle altre attività, dalla scuola ai dibattiti del Circolo Culturale, al gruppo donne, allo studio biblico si avverte questo senso di ospitalità. Perché tutti si sforzano di aprirsi agli altri e alle loro idee.
Quando leggo sul passato di questo gruppo o ascolto varie storie intorno al tavolo da pranzo, se incontro degli allievi per strada o vedo la famosa chiave nella toppa, di nuovo sono colpita dal particolare impegno di questa comune e mi domando: da che cosa dipende? C’è forse un’apertura, un senso di ospitalità che viene prima della solidarietà con i lavoratori, con i poveri, i rifugiati, oppure è proprio il particolare impegno del gruppo che crea questo senso di accoglienza? In ogni modo e quale che sia la spiegazione, sta di fatto che accoglienza e solidarietà, al Lombardini sembrano darsi la mano.
Una testimonianza particolarmente viva, per una del Sud come me. Un richiamo alla fedeltà evangelica per un credente. Un dono della grazia per lo straniero.
Holly Jones (Nord Carolina)