La nostra scuola serale opera in un quadro che si è andato arricchendo e complicando: oltre alla scuola comunale, creata già 4 anni fa, è sorto un “centro studi” a pagamento, e, nel nostro stesso quartiere, una scuola gestita dalle ACLI: il fenomeno non sembra per ora diminuire l’afflusso di iscritti ai nostri corsi, ma ci costringe a una più chiara qualificazione della nostra iniziativa, pena il riassorbimento o la banalizzazione.
Questo variegato panorama cittadino si inserisce del resto in un più vasto panorama regionale, di cui possiamo seguire l’evoluzione grazie al nostro impegno sia nel “collettivo lavoratori studenti”, sia nelle “150 ore” e iniziative collegate. A livello milanese e regionale, il fenomeno della scuola popolare sembra tutt’altro che esaurito, e si pone da una parte come un aspetto del rinnovarsi del tessuto democratico-sociale, dall’altra come terreno d’espressione di numerosi gruppi giovanili cattolici, che sembrano emergere senza interruzione dalla matrice inesausta delle parrocchie dedicate al nome di San Carlo Borromeo: da qui un certo carattere “ecumenico” dei nostri contatti col mondo delle scuole popolari; carattere che non ci dispiace, anche se siamo consapevoli che l’ecumenismo è fatto più di confronti che di convergenze.
Al suo interno la nostra scuola ha visto consolidarsi quella distinzione tra “prima” e “seconda” che già annunciavamo l’anno scorso: nella “prima” rifluiscono gli adolescenti emarginati dalla scuola dell’obbligo, nella “seconda” gli adulti che non fruiscono ancora delle “150 ore”: estremamente difficile la prima che ha compiti più educativi (anzi, rieducativi) che culturali, seria e insieme stimolante la seconda, che ha portato a una brillante promozione 27 persone (15 ottimo, 12 distinto).
Tre studenti hanno dedicato metà del loro tempo alla scuola e ai “ragazzi difficili”: per quanto modestamente riconosciuto, questo lavoro ha accresciuto le nostre spese di segreteria, e le accrescerà ancora, ma senza di esso non avremmo potuto far fronte allo sviluppo del nostro lavoro.
La gestione organizzativa della scuola è stata assicurata da una segreteria composta dai “mezzi tempi” e da una maggioranza di operai: in tal modo si è cercato di mantenere un certo equilibrio nel processo decisionale. Inoltre, allo scopo di evitare ogni tecnicismo accentratore, si è avuto cura di rinviare tutte le decisioni di fondo alle
assemblee (del resto vive e ben frequentate).